Onorevoli Colleghi! - La necessità di richiedere la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, a norma dell'articolo 82 della Costituzione, sull'efficacia e sull'efficienza del Servizio sanitario nazionale nonché sugli errori avvenuti in campo sanitario nasce dall'esigenza di acquisire tutti gli elementi conoscitivi sullo stato di «salute» della nostra sanità sia pubblica che privata.
      Nell'ambito degli strumenti volti a consentire lo svolgimento dell'attività di controllo del Parlamento, dei quali le Camere possono avvalersi per acquisire conoscenze, l'inchiesta rappresenta quello più incisivo e penetrante: l'articolo 82, secondo comma, della Costituzione, dispone infatti che la Commissione parlamentare di inchiesta «procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della autorità giudiziaria». I poteri coercitivi che la Commissione di inchiesta può esercitare sono naturalmente quelli propri della fase istruttoria delle indagini giudiziarie, dato che la Commissione è priva di poteri giudicanti e non può quindi accertare reati e irrogare sanzioni.
      Per il Parlamento l'attività di controllo nasce dall'esigenza di monitorare continuamente l'applicazione delle nuove leggi, il loro aggiornamento nonché la tenuta delle politiche e delle normative di riferimento. D'altra parte la modifica del titolo V della parte seconda della Costituzione, le nuove politiche di federalismo e di trasferimento della spesa sanitaria alla responsabilità delle regioni necessitano di pratiche di monitoraggio al fine di stabilire un

 

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rapporto di condivisione degli obiettivi tra Parlamento e autonomie regionali, consentendo l'esercizio di quel ruolo di controllo che è esplicato normalmente con l'attività di sindacato ispettivo e che in ultima analisi proviene da quei poteri che l'articolo 82 della Costituzione attribuisce al Parlamento.
      I compiti che la presente proposta di legge attribuisce alla Commissione di inchiesta parlamentare non si limitano, come del resto già il titolo evidenzia, a una mera indagine sugli errori in sanità; questo perché l'analisi dell'errore senza un'adeguata conoscenza della complessità tecnico-organizzativa delle attività, delle interazioni professionali che si stabiliscono, dei processi decisionali che intervengono, rischia di ricondurre le responsabilità in gran parte al cosiddetto «errore umano». Per questo si ritiene che una Commissione che abbia un terreno di lavoro più ampio rispetto a quello prefigurato dalla proposta presentata dall'onorevole Palumbo ed altri limitatamente all'istituzione di una Commissione monocamerale di inchiesta solo sugli errori in campo sanitario (Doc. XXII, n. 8) sia in grado di inquadrare meglio la problematica, valutare meglio le dinamiche che la supportano e suggerire soluzioni più idonee di tipo strutturale. Inoltre, la necessità di occuparsi di questo delicato problema in un contesto generale nasce anche dal fatto che vi è la tendenza, da parte dei mezzi d'informazione, a «caricare» emozionalmente questa materia e a dare un'ampia rappresentazione delle vicende inerenti alla cosiddetta «malasanità», senza peraltro ricorrere nel contempo a un approfondimento che consenta di valutare meglio le cause, gli errori nonché i possibili rimedi. Ciò comporta che un'analisi limitata, al di fuori di un contesto generale che riguardi il funzionamento di tutto il sistema sanitario italiano, rischia di offuscare gravemente le figure dei medici e dei professionisti sanitari nella considerazione dei cittadini. E tutti sanno quanto conti, nei risultati, la fiducia dei cittadini verso questi operatori.
      Questa proposta in definitiva riassume in sé da una parte le istanze avanzate dalla già citata proposta dell'onorevole Palumbo ed altri, riguardanti la necessità di un'indagine sugli errori in campo sanitario, e dall'altra le istanze, peraltro già avviate al Senato attraverso la costituzione di una apposita Commissione monocamerale di inchiesta, relative all'efficacia e all'efficienza del Servizio sanitario nazionale (deliberazione del 19 luglio 2006). La richiesta che qui viene fatta di una Commissione bicamerale muove dall'esigenza di mettere il Parlamento nella sua globalità nelle migliori condizioni per poter valutare tutti gli aspetti, le funzioni, le criticità e i punti di eccellenza del settore sanitario al fine di poter poi adottare i provvedimenti legislativi più idonei.
      Infine, non bisogna dimenticare che su questa strada di un'analisi generale del sistema sanitario si sono mossi sia il Governo precedente che quello attuale cercando di dare risposte a una giusta domanda di sicurezza delle cure. In particolare, nel 2003 fu istituita la Commissione tecnica sul rischio clinico che ha elaborato in un documento, titolato «Risk management in Sanità. Il problema degli errori», che costituisce una raccolta di riflessioni e di raccomandazioni utili agli operatori sanitari. È stata anche attivata una rilevazione nazionale sulle iniziative per la sicurezza del paziente nelle strutture del Servizio sanitario nazionale. Anche il Piano sanitario nazionale 2006-2008 indica strategie da adottare per la gestione del rischio clinico. Nel 2005, è stato avviato il progetto di ricerca «La promozione dell'innovazione e la gestione del rischio», finanziato dal Ministero della salute con la partecipazione di nove regioni, due aziende ospedaliere, un ateneo e un soggetto privato, che ne è anche cofinanziatore. Infine, l'11 maggio 2007, il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro della salute, un disegno di legge che introduce nell'ordinamento disposizioni in materia di sicurezza delle strutture sanitarie e gestione del rischio clinico (atto Senato n. 1958), la cui discussione e approvazione consentirà di dare un contributo fattivo nell'interesse dei cittadini e degli operatori.
 

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